In cinquantuno brevi capitoli l’autore ritrae altrettante erbe spontanee, la cui presenza e vitalità, spesso indesiderate, le riclassificano comunemente come “malerbe”. Apparso in origine sulla rivista Fernandel, il primo nucleo di ritratti viene arricchito dai testi inediti composti per questa pubblicazione. L’altezza e la precisione, anche botanica, della scrittura, esaltano il carattere di ciascuna specie: una narrazione assai più che una descrizione, dove l’autore oscilla fra l’empatia e la simpatia, fra la benevolenza e l’adesione, mettendo il linguaggio al servizio di uno sguardo che auspica meno superficiale sulla natura “minore”.
Dalla IV di copertina
Di tal fatta è la libertà di questa malerba dei bordi stradali e delle massicciate. La sua sorte ci ricorda un poco la nostra illusione di libertà, fatta di continuo movimento: sempre di corsa ma passivi, rinchiusi in qualche automezzo, presi in un moto sempre uguale e privo di contatto con la bella natura. Che pure, si direbbe, fa di tutto per richiamarci a sé.
Primo Fornaciari vive a Ravenna e scrive su temi legati alla memoria e alle tradizioni, con una particolare attenzione a persone e luoghi del suo territorio. Ha pubblicato I ragazzi venuti dalla Terra d’Israele, luoghi e storie della Brigata Ebraica in Romagna (Longo, 2011); Stecchetti, Corrado Ricci e Giobbe: storia di una burla in salsa romagnola (Longo, 2015); Bibit Archipoeta: Stecchetti e i papi (Il Ponte Vecchio, 2016); La piada dell’Ebreo Errante (Longo, 2017).
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